Nel 1967, Matthew Fox era un giovane domenicano che giungeva a Parigi dagli Stati Uniti per studiare all’Institute Catholique. Era sua intenzione investigare la storia della spiritualità cristiana in vista di una rivitalizzazione della spiritualità stessa che la mettesse in contatto profondo sia con le sue radici bibliche sia con la cultura occidentale contemporanea, che proprio in quegli anni stava attraversando un grande momento di crisi e di speranza. La domanda che il giovane Fox si poneva più ardentemente era se fosse possibile riconciliare la sete di giustizia che si esprimeva nel marxismo e nei movimenti del ’68 con il misticismo, cioè con l’esperienza profonda della preghiera e della presenza di Dio. Con largo anticipo sulla distinzione tra religione e spiritualità che oggi è diventata corrente (e, in un certo senso, anche problematica), Fox era convinto che il rifiuto della religione che si stava affermando presso la generazione dei giovani suoi contemporanei non comportasse anche un rifiuto della spiritualità, anzi poteva rappresentare l’occasione di una purificazione delle strutture religiose in direzione della nascita di una spiritualità nuova. Continua a leggere…